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EUROCARE ITALIA

LETTERA APERTA al Ministro della Salute e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste in merito alle modalità con cui viene gestito il dibattito sulle etichette delle bevande alcoliche

-Ministro della Salute
On. Orazio Schillaci
Pec: segreteriaministro@sanita.it

-Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste
On. Francesco Lollobrigida
Pec: ministro.caposegreteria@politicheagricole.it

Oggetto: health warning sulle etichette delle bevande alcoliche.
L’apertura della Commissione Europea alla proposta irlandese di introdurre avvertenze di salute sulle
etichette delle bevande alcoliche spaventa l’economia di molti paesi produttori, tra cui l’Italia.

Ad oggi non esistono studi che dimostrano un rapporto tra health warning e riduzione dei consumi di
alcol. Esistono però studi che dimostrano che le informazioni poste sulle etichette (health warning, ma
anche tabelle nutrizionali e ingredienti) rappresentano uno strumento informativo efficace per i
cittadini a tutela del diritto fondamentale dei consumatori ad un’adeguata e corretta informazione,
diritto non solo previsto dal Codice del Consumo ma anche inserito tra gli obiettivi dell’Agenda 2030
dell’ONU.

I messaggi informativi e di salute sulle etichette, quelli proposti dall’Irlanda come quelli già presenti da
anni in altri paesi del mondo, non hanno nulla di allarmistico. Si tratta di poche semplici informazioni
sui rischi legati al consumo di bevande alcoliche, fondate sulla chiara e consolidata posizione
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sulle evidenze scientifiche prodotte da decenni da una
ricerca indipendente e svincolata dai finanziamenti dell’industria dell’alcol. Tali informazioni, grazie
anche al clamore sollevato dalla battaglia irlandese, stanno risuonando e incrinando le certezze del
senso comune in merito in particolare ad alcune bevande alcoliche, come il vino. Ad un certo punto i
decisori politici non potranno più far finta di non sapere e non potranno sottrarsi alla responsabilità di
non aver agito a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.

Ricordiamo infatti che in Europa ogni minuto muoiono due persone a causa dell’alcol.

Comprendiamo che un Ministro dell’Agricoltura ragioni secondo logiche di mercato e difenda gli
interessi dell’industria e dei tanti lavoratori coinvolti. Capiamo un po’ meno perché, per farlo, senta di
doversi pronunciare in merito a questioni riguardanti la salute e la sicurezza, ambiti che, non solo non
gli competono, ma nei quali non può che inserirsi portando un irriducibile conflitto di interessi.

Il nuovo Piano d’Azione sull’Alcol (2022-2030) dell’OMS evidenzia chiaramente come l’interferenza del
mondo dell’industria rallenti il raggiungimento di obiettivi di salute pubblica e ostacoli attivamente
l’implementazione di misure efficaci di riduzione dei danni alcolcorrelati. Un esempio fra tanti riguarda
le iniziative di prevenzione e sensibilizzazione promosse dai produttori a sostegno di un consumo
“responsabile” e “moderato”: la ricerca degli ultimi anni ha dimostrato che il 96% degli interventi
manca totalmente di supporto scientifico e meno del 30% risulta conforme agli obiettivi
raccomandati dall’OMS. In altre parole, invece di incoraggiare scelte di salute, tali iniziative giovano
all’immagine dei brand e possono dunque essere considerate un’ulteriore forma di marketing a
sostegno dei consumi.

Non dimentichiamo che un preciso articolo di Legge, l’art. 13 comma 2b L. 125/2001, VIETA di
attribuire all’alcol “efficacia o indicazioni terapeutiche che non siano espressamente riconosciute dal
Ministero della Sanità”. L’articolo 13 regolamenta solo i messaggi contenuti nelle pubblicità e nelle
attività promozionali delle bevande alcoliche, lasciando la gestione del discorso pubblico sul tema alla
coscienza individuale (a volte professionale) del singolo. Di fatto però molti professionisti sanitari, oltre
che i rappresentanti del mondo dell’industria, in questi giorni hanno rilasciato dichiarazioni
sconcertanti, associando il consumo di alcol non solo a presunti benefici per la salute ma addirittura
alla riduzione del rischio per alcune patologie, anche oncologiche: affermazioni a forte valenza
promozionale, non di un brand in particolare, ma in generale del consumo di bevande alcoliche quali il
vino. Affermazioni che, se pronunciate da figure sanitarie autorevoli, potrebbero addirittura essere
interpretate come “prescrizioni mediche”.

Risulta alquanto inopportuno che anche un Ministro della Salute, medico, alimenti falsi miti e conceda
dichiarazioni quali “il vino per la sua composizione ricca e originale in termini di polifenoli e
antiossidanti, è anche associato a benefici per la salute, in particolare se il consumo è integrato in un
modello di dieta mediterranea italiana” (ANSA, 13 gennaio 2023), disconoscendo la posizione del
proprio Ministero ed esautorandolo dal suo stesso ruolo istituzionale. Ci risulta infatti che il LIBRO
BIANCO* del Ministero della Salute aderisca totalmente alla posizione della comunità scientifica
internazionale e definisca l’alcol come “una sostanza cancerogena in grado di provocare addiction:
qualsiasi livello di consumo di alcol è associato a numerosi danni prevenibili dovuti a molteplici
condizioni di salute […]”. Ci sentiamo di escludere che il Ministro si stia facendo portavoce di
conoscenze inedite e di una posizione istituzionale nuova e discordante rispetto a quella
internazionale.

In questo frangente, pertanto chiediamo:

– che ognuno torni a fare il proprio lavoro, che si mantengano, nel dibattito sulle politiche
alcologiche, il livello di mercato e quello di salute pubblica nettamente separati, perché “il vino è
patrimonio della nostra tradizione” non può più essere la risposta a “l’alcol provoca danni alla
salute”;
– che il nostro Paese attui politiche alcologiche in linea con il Global Alcohol Action Plan
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per contribuire a raggiungere i suoi obiettivi entro il
2030;
di seguire l’esempio dell’Irlanda e di lavorare affinché un atto di civiltà come rendere i cittadini più
consapevoli e informati, inizialmente previsto nel Piano Europeo di Lotta Contro il Cancro e
successivamente sospeso non certo perché ne sono venute meno le motivazioni, possa trovare
attuazione anche nel nostro Paese.

*LIBRO BIANCO – Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell’alcologia italiana, Ministero della Salute, a cura del Gruppo Redazionale per il Tavolo Tecnico di Lavoro sull’Alcol, 2022.

Iniziativa promossa da Eurocare Italia (www.eurocareitalia.it) e sottoscritta da:

Adelmo di Salvatore – Medico Psichiatra, Alcologo, Psicoterapeuta, Geriatra, già Direttore del Servizio
per le Dipendenze ASL1 dell’Abruzzo, già membro della Consulta Nazionale sull’Alcol e Problemi
Alcolcorrelati, già membro del Gruppo Tecnico Alcol del Ministero della Salute.

Alberto Pasquesi – Medico di Medicina Generale, specialista in Medicina Interna, Alcologo, docente
Università della Terza Età e del Tempo Disponibile, coordinatore Settimana di Sensibilizzazione sui
Problemi Alcol Correlati e Complessi.

Alessandro Sbarbada – Scrittore, curatore Rassegna stampa su vino, birra e altri alcolici, Mantova.

Claudio Zorzi – Medico di Medicina Generale, già Responsabile del Centro di Alcologia di Val di
Fiemme e di Fassa, ASL Trento.

Emanuele Sorini – Docente Università Cattolica di Milano, già Responsabile Nucleo Alcologia del Ser.T.
di Cremona.

Franco Marcomini – Medico di Salute Pubblica, Psicoterapeuta, Alcologo, Servitore Insegnante di Club
Alcologico Territoriale, Padova.

Gianni Testino – Presidente SIA – Società Italiana di Alcologia.

Giovanni Aquilino – Sociologo, specializzato in Pianificazione e progettazione socio-sanitaria, dottore di
ricerca in Didattica della Medicina, già docente di Sociologia Generale presso i corsi di laurea sanitarie
di Medicina dell’Università di Foggia, già Dirigente Assessorato Servizi Sociali e Coordinatore Piano di
Zona di Taranto, Presidente ARCAT Puglia, Foggia.

Giuseppe Corlito – Psichiatra, NPI, Psicoterapeuta e Responsabile scientifico del Centro di
Documentazione per gli Stili di Vita Sani, Grosseto.

Giuseppe La Rocca – Psichiatra, Alcologo, già Responsabile Servizio Dipendenze di Catania,
Vicepresidente Società Italiana di Alcologia (sezione Sicilia), Catania.

Lorena Carpi – Consulente Legale, Mediatrice Familiare, Parma.

Marco Orsega – Presidente AICAT – Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali.

Maria Antonia Papapietro – Sociologa, specialista in Pianificazione e Progettazione di Politiche Sociali e
Sanitarie, Dottore di ricerca in Didattica della Medicina, Servitore Insegnante di Club Alcologico
Territoriale.

Maria Cercignani – Assistente sociale, Cecina (LI).

Natalino Farao – Sociologo, Presidente ARCAT Abruzzo e referente Terzo Settore nell’Osservatorio
Regione Abruzzo sulle Dipendenze Patologiche.

Roberto Cuni – Coordinatore del Centro Studi Problemi Alcolcorrelati e Complessi ed Altre Fragilità,
Trento.

Roberto Pancheri – Medico, già Direttore Servizio Alcologia e Dipartimento Dipendenze APSS Trento

Rossella Panizzolo – Infermiera Componente del gruppo di lavoro alcologico Molinette di Torino,
servitrice insegnante Club Alcologico Territoriale 321 dell’Acat Vita Nuova di Moncalieri/Nichelino,
Presidente Arcat Piemonte.

Valentino Patussi – Medico Gastroenterologo, Alcologo, Psicoterapeuta, Direttore SOD Alcologia AOU
Careggi, Coordinatore Centra Alcologico regionale Toscana (CART), Firenze.

Valeria Matteucci – Medico di Sanità Pubblica, responsabile Servizio di Alcologia, direttore di Distretto
Sanitario, Direttore Sanitario Casa Circondariale, facilitatore di gruppi AMA, Perugia.

Vito Antonio Campanile – Psichiatra Forense, Tossicologo, Membro del Comitato Scientifico SIA –
Società Italiana di Alcologia, già Responsabile del Centro di Alcologia, ASL Bari, docente Facoltà di
Medicina, Bari

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